Studiare Ingegneria
Pavia – 22 Novembre 2014
Presentazione del preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Pavia
7 PASSI PER STUDIARE BENE
1. Coltivare la capacità di stupirsi
2. Non esercitare anzitempo lo spirito critico
3. Sfruttare al meglio le lezioni
4. Prendere appunti efficacemente
5. Tradurre visivamente lo schema del pensiero
6. Gestire consapevolmente e bene il proprio tempo
7. Prepararsi con anticipo agli esami
SINTESI DEL CONTENUTO DEGLI INTERVENTI
L’importanza della lezione degli esercizi e degli appunti (ing. E. Barzoni)
Come per preparare un giovane ad uno Sport, prima si allena il corpo nella sua interezza e poi ci si concentra su alcuni esercizi specifici, così l’insegnamento universitario di Ingegneria prima deve “allenare” alla forma mentis scientifica, e poi deve applicarne il metodo allo studio specialistico.
Chi studia Ingegneria è portato a pensare che “specializzarsi” sia ridurre il campo di azione del proprio pensiero; invece, al contrario, chi diventerà veramente padrone di una disciplina, grazie agli strumenti concettuali della trasposizione e della analogia, potrà comprenderne molte altre.
Se però l’allievo condiziona se stesso come un passivo recettore di metodi preconfezionati senza appropriarsi della ragione che su cui tali metodi sono fondati egli si candiderà ad una professione “arida”, coerentemente con la sua scelta iniziale (a volte inconsapevole).
Ecco, allora, che diventa fondamentale il modo in cui è stato preso l’appunto delle lezioni in quanto l’appunto è un dialogo che l’allievo fa con se stesso ed è pertanto dotato di un forte potere condizionante.
All’Università, lo scopo degli esercizi assegnati non è solo quello di risolverli ma piuttosto quello di insegnare a riconoscere i problemi che non si è in grado di risolvere: diventare consapevoli dei confini di validità delle metodologie apprese è il modo più sicuro per superare brillantemente ogni esame!
La vera utilità del docente in aula è quella di dare forma ai contenuti, dirigere l’attenzione sui concetti facendo comprendere la loro collocazione nel disegno più ampio dell’argomento, assegnare a livelli diversi le diverse informazioni.
Del resto i concetti, piccoli come granelli di sabbia o grandi come ciottoli sulla riva del mare, devono essere osservati da vicino per essere compresi, senza perdere mai però la consapevolezza della loro collocazione nel tutto, per non perdere il senso e la bellezza della linea della costa. E il professore fa proprio questo: analizza il granello di sabbia avendo sempre cura di riportare la vista della costa quando ne percepisce la necessità.
Quella del docente è una operazione di continua messa a fuoco.
Oggi, soprattutto, grazie agli strumenti informatici, è inutile ricorrere alla lezione per acquisire informazioni: la lezione invece ha lo scopo di collocare ogni informazione nel contesto conveniente, proprio come una tessera di un mosaico.
Interroghiamoci su tre luoghi comuni
1. La cultura “umanistica” dell’ingegnere ha valore pratico?
(ing. G. Stagnitto)
– L’università è ancora il luogo del “sapere universale”
– Il valore formativo della conoscenza scientifica e tecnica: la consapevolezza del limite
– Proposta per una definizione di ingegnere (senza aggettivi) : l’ingegnere è colui che rilegge una costrizione della natura a vantaggio dell’uomo
– Il linguaggio della natura (la Matematica) non è il linguaggio dell’uomo, ma poiché la comunicazione avviene tra uomini, ogni volta, lo sforzo conoscitivo va tradotto nel linguaggio dell’uomo.
– Scopo dello studio universitario (di qualunque tipo) è apprendere a pensare secondo realtà e non secondo apparenza
– Negli studi universitari di Ingegneria ritroviamo la grande eredità del pensiero classico.
2. Il lavoro di ricerca dell’ingegnere è un’attività creativa?
(ing. C. Rottenbacher)
– Cosa fa un ricercatore di Ingegneria?
– Il rapporto tra tecnica, metodo e creatività: l’Ingegnere non è libero creatore di forme perché la sua non è la libertà dell’artista
– La ricerca è un’attività “propria” dell’Ingegnere
– La creatività vista come apporto personale frutto di apertura multiculturale
– Fecondità derivante dalla capacità di cambiare il punto di visuale: molte invenzioni derivano da essa
– Importanza del metodo di apprendimento per favorire la sintesi e la creatività
– Esempi tratti dall’attività di ricerca universitaria.
3. La professione dell’ingegnere è un’attività “arida”?
(ing. A Allegrini)
- Come è cambiato il modo di studiare Ingegneria nell’evoluzione dell’ingegneria italiana?
Anche oggi, che all’ingegnere è richiesta competenza specialistica piuttosto che cultura scientifica-tecnica generale, un approccio allo studio che riconosca nel risultato particolare l’applicazione di principi generali, si rivela la via più sicura per divenire professionalmente “vincenti”.
Come scriveva il medico rinascimentale Paracelso “i truffatori dell’arte e della scienza hanno in sé qualcosa che non è cresciuto come doveva”. I giovani devono quindi vigilare perché a certi errori di impostazione è poi difficile, se non impossibile, porre rimedio.
- Come potrebbe cambiare il modo di studiare Ingegneria per la presenza della “formazione professionale continua”?
Come noto, la riforma della professione di Ingegnere prescrive la formazione professionale continua: processo con cui si incrementano le competenze possedute con l’aggiunta di altre utili o necessarie ad esercitare la professione di Ingegnere.
Nella definizione è implicito che resta compito sovrano dell’Università formare lo spirito e il metodo con cui affrontare i problemi. Anzi – considerato che lo specifico aggiornamento professionale sarà sempre più compito degli Ordini Professionali – l’Università potrà ancor meglio perseguire gli scopi per cui è sorta: “offrire allo studioso i principi fondamentali, approfondirne il significato e la portata, vedere come si possa su di essi costruire un corpo razionale di dottrine, e come questo possa poi venire, di volta in volta, utilizzato per risolvere problemi concreti” (come scriveva Gustavo Colonnetti all’inizio del suo trattato di Scienza delle Costruzioni).
- il valore degli studi universitari nell’approccio ingegneristico all’etica ed alla sostenibilità
L’ingegnere si trova spesso a dovere operare scelte che incidono fortemente sull’ambiente e quindi nella necessità di interagire con persone di cultura diversa.
L’abitudine al “pensiero preciso” che gli deriva dai suoi studi (chi è incapace di pensieri precisi è incapace di fare qualunque cosa, scriveva Simone Weil) è il dono più prezioso degli studi universitari dei primi anni: il “pensiero preciso” cerca soluzioni ai problemi dell’uomo seguendo vie che non sono né obbligate né arbitrarie.